Di sapergli trovar nissun si vanta, Ma ben crediam che fien qui prestamente: Sempre si vuol, dove non è rimedio, Sperare in Dio, fuggendo angoscia e tedio. Dipoi SARRA si volge in altra parte e dice:
O patriarca Abram, signor mie caro, O dolce Isaac mio, più non vi veggio : El riso m'è tornato in pianto amaro, E, come donna, vò cercando il peggio ; Signor del cielo, s'io non ho riparo Di ritrovargli più, viver non chieggio. Men doglia mi era di sterile starmi, Che del marito e figliuol mio privarmi.
UN SERVO risponde a Sarra cosi:
Deh non dir più così, madonna nostra, Che Dio non abbandona i servi suoi.
Dipoi ABRAM si volge a Isaac e piangendo dice queste quattro stanze che seguitano:
O dolce e caro figliuolo mio,
Odi 'l parlar del tuo piangente padre: Con tanti voti, prieghi, e gran disio, Essendo vecchia e sterile tua madre, Io ti acquistai dal magno eterno Iddio, Nel nostro ospizio albergando le squadre De' poveri, pascendogli del nostro, Servendo sempre a Dio, come io t'ho mostro. Quando nascesti, dir non si potrebbe
La gran letizia che noi ricevemmo; Tanta allegrezza nel cor nostro crebbe Che molte offerte a Dio per te facemmo: Per allevarti, mai non ci rincrebbe Fatica o spesa grande che ci avemmo,
E per grazia di Dio t' abbiam condotto Che tu se' sano, ricco, buono e dotto. Nessuna cosa stimai più felice
Che di vederti giunto in questo stato Per poterti lasciar, come si dice, Erede in tutto del mio principato ; E similmente la tua genitrice Gran gaudio avea dell' averti allevato, Pensando fussi bastone e forteza Da sostener omai nostra vecchieza.
Ma quello eterno Dio che mai non erra, A maggior gloria ti vuol trasferire, E non gli piace al presente, per guerra O per infermità farti morire, Si come tutti quei che sono in terra; Ma piace a lui ch'i' ti debba offerire Nel suo cospetto in santo sacrificio, Per la qual morte arai gran beneficio.
ISAAC tutto sbigottito, piangendo risponde ad Abram, e dice
Come hai tu consentito, o padre santo, Di dar per sacrificio sì gran dono? Per qual peccato debbo patir tanto Crudo tormento, sanz' alcun perdono? Abbi pietà del mio innocente pianto, E della bella età nella qual sono. Se del camparmi non mi fai contento, Io farò una morte, e tu poi cento.
O santa Sarra, madre di pietade, Se fussi in questo loco io non morrei; Con tanti pianti e voti ed umiltade Pregherresti il Signor, ch' i' camperei. Se tu m' uccidi, o padre di bontade, Come potra' tu ritornare a lei? Tapino a me dove sono arrivato,
Debb' esser morto, e non per mio peccato!
Tutta è l'anima mia trista e dolente
Per tal precetto, e sono in agonia. Tu mi dicesti già che tanta gente Nascer doveva della carne mia : Il gaudio volge in dolor si cocente, Che di star ritto non ho più balia ;
S'egli è possibil far contento Dio Fa' ch'i' non muoia, dolce padre mio. ABRAM dice a Isaac:
El nostro Dio, che è infinito amore, Sempre più che te stesso amor ti porta, Ed ancor ti farà maggior signore, Perché susciterà tuo carne morta, E non fu mai mendace parlatore: Sicchè di tua promessa or ti conforta, E credi fermo quel che Abram ti dice, Che tu sarai al mondo e 'n ciel felice.
O fedel padre mio, quantunche il senso Pel tuo parlar riceva angoscia e doglia, Pure, se piace al nostro Dio immenso Ch'i' versi il sangue ed arsa sia la spoglia In questo luoco sopra il fuoco accenso, Vo'far contento l'una e l'altra voglia, Cioè di Dio e di te, o dolce padre, Perdendo tante cose alte e leggiadre.
Giusto non era che mai fussi nato Se io volessí a Dio mai contradire, O s' io non fussi sempre apparecchiato A te, buon padre, volere obedire : Io vego ben che 'l tuo core è piagato Di gran dolor pel mio dover morire; Ma Dio che siede sopra il ciel impirio Ci premierà di questo tal martirio.
ABRAM bacia in bocca Isaac, e dice:
La santa tua risposta, o dolce figlio, Ha mitigato alquanto il mio dolore, Dappoichè tu consenti al mio consiglio Per obedire al nostro gran Signore : Dinanzi a lui tu se' quel fresco giglio Che dà suave e grande e buono odore; E cosi sempre con Dio viverai, Se questa morte in pace sosterrai.
Com' io ti dissi nel parlar di pria, Volgi in verso di Dio tutte le vele. Tu non morrai di lunga malattia, Nè divorato da fiera crudele, Ma nell'offerta, degna, santa e pia, per le man del padre tuo fedele:
Dunque se dal mio dir non ti diparti Lasciati nudo spogliare e legarti.
ABRAM spoglia Isaac, e pòllo in su l'altare, e legagli le man drieto e dice:
Se tutto 'l tempo che l' uom vive al mondo Facessi ciò che Dio gli avesse imposto, E quando giugne a questo grieve pondo Del suo morir, non fusse ben disposto, Non fruirebbe mai nel ciel giocondo L' Eterno Dio, anzi sarebbe posto Giù nell' inferno in sempiterne pene; Però priega il Signor che muoia bene.
ISAAC alza gli occhi al cielo e dice:
O vero sommo Dio, se mai t'avessi Per ignoranza in alcun modo offeso, Priego che m' abbi i mie' vizi rimessi, E fammi tanto del tuo lume acceso Ch' e' mie' pensier sien tutti in te impressi, Per esser tra gli eletti in ciel compreso : Dunque se vuoi che sia teco congiunto, Fammi costante e forte in questo punto.
Poi si volge al padre e dice:
O dolce padre mio, pien di clemenza, Riguarda me condotto al punto stremo : Priega l'eterno Dio che suo potenza Mi faccia forte, perchè alquanto temo; Perdonami ogni mia disubidienza, Chè d'ogni offesa con tutto il cor gemo; Ma prima ch' io patisca passïone,
Priego mi dia la tua benedizione.
ABRAM alzando gli occhi al cielo, dice questa stanza e al quinto verso benedice Isaac, e ai dua ultimi versi piglia colla man sinistra Isaac per li capelli, e nella man destra tiene il coltello, e dice così:
Da poi che t' è piaciuto, eterno Dio, Avermi messo a questo passo stretto, Col cor ti priego quanto più poss' io, Che da te sia Isaac benedetto: Con tutta l'alma e con ogni disio Ti benedisco, figliuol mio diletto. E tu, Signore, poi che t' è in piacere, Sia fatto in questo punto il tuo volere.
E subito Abram alza il braccio per dare del coltello in su la testa a Isaac, e presto aparisce uno AGNOLO, e piglia il braccio d' Abram e dice:
Abram, Abram, non distender la mano Sopra Isaac tanto giusto e pio,
E non versare il santo sangue umano Sopra l'altar, del tuo buon servo mio: Tu non hai fatto il mio precetto vano, Ed or conosco ben che temi Dio, Dappoichè per amor non perdonavi
Al tuo figliuolo, al qual tu morte davi. L'Agnolo detto questo sparisce, e ABRAM tutto lieto scioglie Isaac, e dice:
Lieva su ritto, o figliuol dolce e buono, Alza il tuo core al nostro eterno Dio,
E rendi grazie a lui di si gran dono, Chè vedi quanto egli è clemente e pio. Duo gaudii magni al presente in me sono Che fanno giubilar tutto il cor mio; L'un d' aver fatto ogni divin precetto, L'altro vederti salvo e si perfetto.
ISAAC stando ginocchioni in sullo altare ringrazia Dio e dice
O infinito amore, o sommo bene, O carità eterna, Iddio immenso, Ringraziar ti vorrei, qual si conviene, Ma non mi basta il cor, la voce e 'l senso. Campato m' hai da tante mortal pene, Per tua pietà, che quanto più ci penso Più mi ritruovo in eterno obbligato,
E forte temo non essere ingrato.
Dipoi Isaac si veste e scende dall'altare, e Abram gli aiuta; e quando è rivestito, ABRAM si volge e vede uscire tra certi pruni uno bello montone e mostralo a Isaac, e dice: Guarda se 'l nostro Dio è clementissimo,
Che, conoscendo il nostro desiderio, Ha proveduto d'un monton bellissimo, E qui tra' pruni è posto in gran misterio; Del qual vo' far sacrificio santissimo Per te, figliuol, che se' mio refrigerio,
Le edizioni più moderne: Del tuo figliuol fedel, buon servo mio.
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