Imej halaman
PDF
EPUB

Sotto un albor lo pose

E da lui si parti,

E scostossi di li

Quanto uno arco trarrebbe,

E del figliuol gl' increbbe;
Et ebbe tal merzede,
Chè con si buona fede

Fece orazione a Dio,
Che 'l Signor giusto e pio
In quel bosco, in quel monte
Gli providde una fonte

D' un' acqua molto buona.

Cosi non abbandona

Chi ben pregar lo vuole.

Or su, non più parole
Ecco chi ci mancava.

Giunge un Gobbo, e Benedetto dice:

Guarda chi s'aspettava!
Io mi vo' innanzi fare.

To', ve', per non sudare
È venuto a cavallo.

Cosa da rimandallo!

El Gobbo risponde a Benedetto:

Anzi, per far più presto.

El FESTAIUOLO dice: No, gl'intervien per questo

Che a chi par ben cantare

Sempre si fa aspettare;

Non e' dicitor buoni. 1

El FESTAIUOLO segue voltandosi al Gobbo:

Or cavati gli sproni,

Et è il tuo luogo qui.

E voltandosi el FESTAIUOLO al padre co' figliuoli dice:

Voi starete costi

Et ognuno al suo loco;

La festa stará poco

A venire allo effetto.

Ora il FESTAIUOLO si volta al popolo, e pregandolo dice cosi: E a te, popol diletto,

1 Allude alle convenienze teatrali; ma i veri dicitori buoni non fanno così. Le stampe più moderne hanno: Così i dicitor buoni: ma mi sembra che guastino il senso. - Tutte le stampe hanno : No, gli intervien pur questo; per legare il verso coll' antecedente ho corretto: per questo.

Noi ti vogliam pregare
Che tu voglia ascoltare
Con silenzio et amore;

E d' ogni nostro errore

Scusa, chè di fuor siamo;
E come amaestriamo

Qui questi giovanetti,
Acciò che più perfetti
Sien per dire in Fiorenza,
Dove per eccellenza
Bisogna mostrar l'arte,
E qui basta far parte

E gli esempli sien buoni.1
Or su, date ne' suoni

Ch' io conosco nel volto
Ciascuno esser ben volto;
State in silenzio, e per premio io prometto
Esemplo, pace, amor, gaudio e diletto.

X

Finita l' annunziazione il festaiuolo va a sedere. Et Abraam sta a sedere in luogo un poco rilevato e Sarra appresso a lui et a' piedi loro da mano destra debbe stare Isac, e da mano sinistra un poco più discosto debbe stare Ismael con Agar sua madre; et alla fine del palco da man destra debbe essere un altare, dove Abraam va a fare orazione, et alla mano sinistra alla fine del palco ha a essere uno monte in sul quale sia uno bosco con uno arbore grande, dove arà apparire una fonte d'acqua a modo di pozo, quando sarà il tempo.

ABRAAM dice a Sarra:

Stu pensi, Sarra mia, con diligenza,

Iddio ci porta un singulare amore,
Considerata la gran providenza
Ch' ha auto sempre al ben nostro et onore
Nella Caldea, e qui per la influenza
Della gran fame, mi spirò il Signore
Ire in Egitto, e tu meco venisti

E da lui d' ogni ben fummo provisti.

1 Intendi: ci serva di scusa che siamo fuor di Firenze e che ammaestriamo nel ben dire questi giovanetti ec.

VOL. 1.

2

Segue ABRAAM: Dove per tua beltà fu' per morire;
Ma per non tentar Dio e per men male,
Sorella mia, cioè parente, dire
Ti fe', si come è il vero e naturale;
Perchè il tuo padre Aram, senza mentire,
Come tu sai, è mio fratel carnale.
Fustimi tolta, e sopra a ogni cosa
Ti volle Faraon tor per isposa.

SARRA risp.:

Allor d' aver figliuo' per tal cagione
Avamo quasi ogni speme perduta,
E Dio percosse e' servi e Faraone,
E fusti immaculata a me renduta
Con grande onor e don di condizione,
E per mia sposa fusti conosciuta ;
Ricchi tornammo qui d' argento e d'oro,
Servi, vari animali e gran tesoro.

Ma tutto passa questa grazia santa
Che prometter da Dio più volte udisti:
Che essendo vecchi, e tu sterile tanta
Miracolosamente concepisti

Di me cento anni e tu ben di novanta,
Isac, il quale al tempo parturisti;
Il che pensando certo non posso io
Tenere il pianto e ringraziare Dio.

Et io piangendo udito ho parlar te
Come chi per letizia piange e ascolta,
Sendo il ver tutto e provatolo in me
Et in particular più d' una volta
Con Faraone e Abimelech Re
Di Gerais, da' quali io ti fu' tolta;
Dove da l' angel mio fu' si guardata,
Che a te ritornai monda e immaculata.

Essendo poi visitata da Dio,
Miracolosamente ebbi concetto.
Cosi portando il tuo e figliuol mio
Sentivo tanto gaudio nel mio petto,
Che 'l peso era leggier, suave e pio;
Nel parto poi, tal letizia e diletto
Che superava il duol che suol sentire
Ciascuna donna nel suo partorire.

E, cosi vecchia, ogni pena a lattarlo
Non mi parea fatica a sopportare.

Poi quando il volli dal latte levarlo,
Per gran letizia tu volesti fare
Un bel convito, e a mensa onorarlo
Chi si venne con teco a rallegrare.
Ma dimmi, sposo mio, se gli è onesto,
Qual fin t' ha mosso a dirmi or cosi questo?
Risp. ABRAAM: La ragion vuol che a quel che più si doni
Tanto al dator fien più quelli obligati; '
Però avendo da Dio si magni doni,
Vorrei che alfin noi non fussimo ingrati,
Chè Dio dà e' figliuoli acciochè buoni
Principalmente que' sieno allevati;
E' padri che v' han poca diligenzia
È un dare a' figliuoi del mal licenzia.

E dalla parte mia non ha a restare;
Ma tu ancor, si come dolce madre
Che han più spesso e' figlioi seco a parlare
E con più sicurtà che col lor padre,
Custodiscilo in modo nel ben fare

Che tu il conduca in ciel fra l' alte squadre,
Che Dio sotto figura della terra

Di Canam m'ha promesso, e mai non erra.

SARRA risp.: Certo, veder più presto il cuor disia
Corporalmente il mio figliuol morire
Che viver ricco, sano, e per la via
D' infideltà e' peccati seguire;
E non resterò mai in vita mia
Di fargli il bene e le virtù fruire.
ABRAAMrisp.: E cosi credo, anzi certo ne sono.

E odi quanto Dio vuole et è buono.

El verbo eterno, el qual debe pigliare
Del nostro seme umana carne in terra,
Per esser redentore a liberare

L' anime nostre dalla infernal guerra,
Prima comincierà a operare,

E poi insegnare a qualunque uom che erra,
Chè chi col dire insegna e non fa l' opre
Poco giova a chi ode, e'l falso scuopre.
Però credendo a tal redenzione,

1 Intendi: la ragione vuole che quegli a cui più è donato, tanto più sia obbligato al datore.

E che lui in carne Cristo fia chiamato,
Perchè gli arà la plenaria unzione
Dello spirito santo in lui informato,
E volendo imitar sua perfezione,
Come discepol bene amaestrato,
E esser, benchè il nome non ha ancora,
Ma nell' opre cristian, che fien allora,

Dobbiam di santa vita dargli esemplo,
Che spesso al ben fa l'alma più veloce,
Nè possa dir: Padre, imparo e contemplo
Da voi el mal, chè questo è quel che nuoce.
Chiamalo, andiam, si come al sacro templo,
A ringraziar col core e con la voce
Iddio all' altar nostro edificato,

Ch' e' vuol, siccome è giusto, esser laudato.

Abraam va verso l'altare, e SARRA rimane e chiama Isac e dice:

Vien qua, Isac, o dolce figliuol mio.

Risp. ISAC inginochiandosi:

Che comandate?

SARRA levandolo d' inginochioni dice:

Isac risp.:

Or cosi reverente

Sie sempre a tutti, umil, devoto e pio
Chè molto piace a Dio l' ubidïente,
E vo' che sappi che l'eterno Dio
Ti dette a noi miracolosamente.
Io vo' che per tuo bene e tua salute
Tu fuga e' vizii, e segua le virtute.

Maggior diletto mai ho conosciuto
Che è quanto amar Dio e nel far bene;
Ma perchè i' son fanciul bisogna aiuto
Da Dio impetrar, dal quale ogni ben viene.

SARRA dice: A punto il mio voler t' è or venuto,
Chè 'l padre tuo, che tanto car ti tiene,
Mi t' ha fatto chiamar che all' orazione
Insieme andiamo.

Isac risp.:

Or su, con divozione.

Vanno all' orazione dove è Abraam, e inginochiati tutti,

ABRAAM dice solo:

A render grazie a te, buon Signor, vengo

Del mio figliuolo e si mirabil dono;

Sol per tua grazia e sol da te lo tengo

« SebelumnyaTeruskan »