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La legge nostra ancor cel fa vietare,
Chè non si può adorare altro che Dio;
Fa' che mai più da nessun sia sentito,
Chè ne saresti beffato e schernito.

Dipoi si volta a Joseph, e dice cosi:

Joseph, figliuol mio, mettiti in via,
E' tuo' cari fratelli andrai a trovare;
E giunto a loro di' da parte mia
Faccin gli armenti nostri ben guardare,
Sollecito bisogna che ognun sia
Chi vuole in questo mondo guadagnare:
E qui a me doman ritornerai,
Come vanno le cose mi dirai.

Joseph si parte, e va a trovare i fratelli, et un CONTADINO lo

riscontra e dice:

Buon di, figliuolo, or che va' tu ratio? 1

Or dimmi dove vieni o dove vai.
Joseph risp.: Di Canaam mi parti' stamane io,
E infino a ora ho camminato assai:
Trovare e' miei fratelli are' disio,
'Nsegnami dove son, se tu gli sai,
Se mai la tua persona gli cognobe,
Ch' e' governan gli armenti di Jacobe.

El CONTADINO gli risponde :

I' conobhi Jacob giovinetto,
Ch' ebbe per moglie dua carnal sorelle
Figliuole di Labanne, e stiè suggetto
Quattordici anni per aver poi quelle.
Passato che tu arai là quel poggetto
Vedrai un pian che è pien di pecorelle
Che si chïama il pian di Val di nera,
Ma non ci andar, perchè gli è presso a sera.

Dipoi Joseph si parte per andare a trovare i fratelli, e vedendolo i fratelli un poco da lungi, uno di loro, cioè GIUDA, dice a gli altri :

Ecco di qua el nostro sogniatore
Che per ber troppo ogni notte ha sognato,
E dice che di tutti e' sia 'l maggiore

1 Le stampe moderne: Buon , gentil figliuol, fanciullin mio.

mo tevation

E che la luna e 'l sol l' hanno adorato.
Noi faren bene a cavarlo d' errore,
Leviam di terra questo smemorato,
Che po' ch' i' gli senti' que' sogni dire
Forza non ebbi poterlo patire.

Uno degli altri, cioè SIMEONE, dice cosi:

Non domandar quanto mi pesa e duole

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GIUDA risponde e dice:

Che lui sopra d' ogni altro in grazia sia :
O modo o via a noi trovar si vuole
Di cavargli del capo la pazia.

Deh, che bisogna far tante parole,
E perder tanto tempo in ciarleria!
Più di costui non si parli niente,
Andiamo e uccidianlo prestamente.

Risponde RUBEN, e dice loro :

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Ascoltate, fratelli, el mio latino:
Le nostre man non vogliamo imbrattare
Nel sangue del fratel nostro picchino,1
Che 'l mondo e 'l ciel ce ne potre' pagare;
Ricordavi del mal che fe' Caino
E quanto mal ne potre' seguitare;
Sparger il sangue nostro è gran vergogna,
Ma trovar altro modo ci bisogna.

Una cisterna è qua che non v' è acque
Nella qual drento metter lo possiamo
Poichè per suo mal grado al mondo nacque,
Quivi da sè morir poi lo lassiamo;
Sparger il sangue uman a Dio mai piacque,
Nel sangue suo, frate', non c' imbrattiamo.

GIUDA risponde a Ruben e dice:

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Ruben, tôci dinanzi questa noia,

E fa' ciò che ti par, pur che lu' muoia.

In questo mezzo giunge JOSEPH salutando e' fratelli, e dice cosi :

Frate' mie' cari, siate e' ben trovati,
Jacob a voi mi manda, el padre nostro,
E per me vuol che voi siate avvisati,

Che voi guardiate ben l'armento vostro.

GIUDA risponde e dice:

Chi ingannar vuol riman fra gl' ingannati,

1 Per piccino, ed è tuttavia nell'uso popolare, il più spesso per scherzo e per vezzo; come anche picchinino per piccinino.

Da mala parte ti fu el sogno mostro: Chè noi ti metterem presto in un pozo Chè tutti i sogni tuoi diventin puzo. 1 Mettano Joseph nella cisterna, e dipoi GIUDA si volge, e vede certi mercatanti, e dice a' fratelli, non essendovi Ruben : Io ho un modo, che è miglior, pensato

Se contenti ne siate tutti quanti :

Io vego nella strada qua arrivato,
Certi uomin che mi paion mercatanti:
Vendian lor questo tristo sciagurato
Che più che morte gli fia doglia e pianti
E sempre sarà servo doloroso,
E tutti e' sogni suoi fieno a ritroso.

SIMEONE risponde per tutti:

O Giuda, el tuo consiglio a tutti piace,

Ma prima ci convien costui spogliare;
Se noi vogliam con Jacob aver pace,
E' panni suoi ci converrà portare,
Dicendo a lui qualche fiera rapace
L'ha 'uto per la selva a divorare;
E porterengli e' panni sanguinosi,
E mostrerem d'esser maninconosi.

GIUDA s' accosta a mercatanti e dice:

Noi vi vorremmo, o mercatanti, vendere

Un nostro servidor destro e pulito,

Se voi volessi a questa compra attendere

Voi saresti da lui pur ben servito.

Risponde UNO DE' MERCADANTI e dice cosi :

Se noi sapren da voi quel che s'ha spendere
Colla risposta piglierem partito.

GIUDA risponde cosi :

Noi ne vogliam trenta danar d' argento.

El MERCADANTE risponde :

Se non si può far meno, io son contento.

JOSEPH dice cosi, dolendosi co' fratelli:

Che v' ho io fatto, o frate' mie' fedeli?
Quest' odio contr'a me dond' è venuto?
Siete voi diventati si crudeli
Che voi m' avete spogliato e venduto!
Quello Dio che governa il mondo e' cieli,

1 Cosi tutte le stampe, salvo quella di Siena 1616: Acciò i sogni ti faccian vile e rozzo.

Sia quel che vi perdoni, e a me die aiuto.
El mal che fate, voi lo conoscete,
Ma tempo verrà ancor che 'l piangerete.

UNO DE' MERCADANTI dice a Joseph così:

Non ti dar più, figliuol, maninconia
Perchè di noi se' fatto servidore.
Io ti prometto per la fede mia,
Che te ne seguirà bene e onore:
Nella mia casa la tua stanza fia
O noi ti doneremo a un Signore
Qual è savio, gentil, magno e cortese
E sarai ben vestito, e buone spese.

Dipoi questi mercatanti lo menano a donare al duca Putifar, e giunti a lui, UNO DI LORO dice :

O duca, capitan famoso e degno
Noi abbiam comperato per tuo amore
Uno scudier qual è di grand' ingegno,
Il qual potrai tener per servidore;
E' sarebbe atto a governare un regno
E se tu nol vuoi tu, dallo al Signore,
Chè tu e lui ne sarai ben servito,
Chè gli è saggio, gentil, destro e pulito.

Risponde el Duca a' mercatanti:

Molto m'è caro aver questo valletto,

E vòvi render quel che vi costoe,
Ch' egli ha presenza di buon intelletto;

E al mio gran signore il doneroe.

UNO DE' MERCADANTI risponde cosi :

Senz' alcun prezo è vostro il giovinetto:

Questo fra tutti noi si terminoe.

El Duca risponde cosi:

Io vi ringrazio di si magno dono,

E quanto vaglio tutto vostro sono.

Dipoi RUBEN guarda nella cisterna e non vede Joseph; dolendosi trova e' fratelli e dice così:

Ov'è Joseph, o dolci frate' mia?
Gran male è stato se morto l' avete.
Invidia maladetta iniqua e ria!

Oimè, tutti d' un padre nati sete.
Gran penitenzia serbatą vi fia,
E lungo tempo ancor lo piangerete:
E mi par tuttavia veder aprire

La terra sotto, e volerci inghiottire.

GIUDA risponde e dice cosi:

Ruben, quel che si sia, o bene, o male,
Egli è pur fatto, e più non contendiamo;
Fatto la cosa, el consiglio non vale:
Or fa bisogno che noi ci accordiamo
Che di noi tutti tu sia il principale
Quando a casa a Jacob ritorniamo;
Direm come le fiere morto l' hanno,
E mostrerenci afflitti e pien d'affanno.

Dipoi trovato el modo, tornano a Jacob, e fingendo d' averne gran dolore, dice RUBEN cosi a Jacob, quasi piangendo :

O padre nostro, con gran pena e duolo

Noi t' arechiamo una novella ria Del tuo Joseph diletto figliuolo Crediam che morto dalle fiere sia: Poca prudenza fu a mandarlo solo, Questi panni trovammo per la via, Come tu vedi, tutti pien di sangue: Però ciascun di noi si duole e langue. JACOB udendo la novella strana con gran dolore dice cosi :

Oimè, oimė, misero a me dolente!

Che dite voi del dolce figliuol mio?
Che nuova dolorosa oggi si sente?
Ov' è Joseph grazioso e pio?
Oimè come fu il ciel consenzïente?
Come l' ha sopportato el giusto Dio
Che 'l mio figliuol ch'era sanza peccato
Sia suto dalle fiere divorato?

Occhi piangete, accompagniate il core,
Che sento drento una doglia infinita.

SIMEONE dice così:

O padre non ti dar tanto dolore,
Per nostro amor, deh conserva la vita.

JACOB risp.: La miser' alma mia vivendo muore,

E desidera in tutto far partita
Di questa vita cieca e dolorosa,

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